La ricetta

Il salame turco è la versione siciliana di quello che nel resto d’Italia viene chiamato con il nome di salame di cioccolato, dolce facilissimo da preparare anche dai bambini che non prevede cottura.

La differenza principale con il salame di cioccolato sta nell’utilizzo del cacao amaro in polvere al posto di quello in stecca. La versione proposta in questo blog è la più tradizionale che prevede l’uso di pochi e semplici ingredienti, ma nel box in fondo alla pagina ci sono utili suggerimenti utili per creare una versione  più ricca con l’aggiunta di materie prime locali come il pistacchio, le mandorle e il marsala. A conferma della sicilianità di questo dolce, dall’anno 2012 il salame turco è stato inserito tra i Prodotti Agroalimentari Tradizionali Italiani (PAT) dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.

Il termine turco sembra derivi dal colore scuro della pelle dei saraceni, popolazione che dominò la Sicilia tra l’827 e il 902, e il cui appellativo viene tutt’ora utilizzato nell’isola per indicare coloro che hanno una colorazione  delle pelle scura.

Essendo la Cucina di Tricchi Trocchi un blog di racconti e di ricette, prima di vedere come si prepara  il salame turco vorrei raccontarti una storia – in questo caso clicca sul tasto “continua a leggere” per saperne di più – se invece vuoi passare direttamente alla sua preparazione, scorri più in basso per andare alla lista degli ingredienti.

Inoltre se ti fa piacere seguimi su Facebook (clicca qua) ed anche su Instagram (clicca qua).

 

Tutti i mesi si recavano dal dentista per un controllo. Quella visita costava davvero cara sia perché a quel tempo era infrequente l’uso dell’apparecchio, sia perché ogni volta occorreva lasciare la mancia a quella donna. All’ingresso un cartello riportava scritto a chiare lettere: è gradita la mancia all’infermiera. Dopo questo avvertimento, che suonava quasi come una tassa, lasciarle l’obolo era quasi scontato. Ma poi, siamo sicuri che sia davvero un’infermiera, si domandava sempre mio padre? Qual’era il suo valore aggiunto in quel contesto? Apriva la porta, salutava con un fare gentile e poi la richiudeva una volta usciti dalla stanza del medico. A queste spese periodiche si aggiungevano anche quelle mensili dell’apparecchio, anzi degli apparecchi, visto che ne aveva due, uno per l’arcata superiore e l’altro per quella inferiore.

Mia sorella aveva i denti un po’ storti, sì proprio così, e nonostante non le fregasse niente di assomigliare a un coniglio i miei genitori volevano per lei un sorriso da star. Roberta, che all’epoca aveva solo undici anni, non si curava di questi problemi essendoci cose ben più importanti a cui badare come il gioco, le amiche ed anche la scuola. Quanti segreti da confessare, condividere e annotare in quel diario col lucchetto. Piccoli accorgimenti per nasconderli a quel moccioso di suo fratello che li avrebbe certamente spifferati alla mamma.

Roberta aveva la mania di nascondere tutto, ma proprio tutto, neanche fosse la figlia di un agente dell’FBI o l’avessero coinvolta nell’elaborazione di progetti segretissimi riguardanti le sorti del mondo. In quanto bambina i suoi nascondigli non erano però solo alla sua portata ma anche alla mia.

Riposta sotto a un mobile del soggiorno, chiusa tra due antine, era nascosta una vecchia valigia di cartone marrone. No, non una di quelle in uso negli anni 60 dai meridionali in esilio al nord, ma una sorta di giocattolo da utilizzare come scomparto in cui riporre piccoli oggetti, qualche barbie ed anche il suo diario che di segreto, almeno per me, aveva solo il nome. Essendo un bambino curioso e lei una bambina “cusciuta”, caratteristica che non ha perso negli anni, non era infrequente che trascorressi i miei pomeriggi a perlustrare indisturbato casa mentre lei era in giro con mio padre. Quella era un’occasione per agire indisturbato considerando che anche mia mamma non mi controllava. Lei era affaccendata al telefono con le sorelle. L’unica cosa certa era l’orario in cui si sarebbero sentite che coincideva con le quattro del pomeriggio. Quello di chiusura era impossibile da prevedere perché avevano sempre un mucchio di cose da dirsi, compreso il numero di volte in cui andavano in bagno. Tutti i giorni era sempre così.

Roberta chiudeva il suo scrigno dapprima abbassando le due cerniere a scatto collocate ai due lati opposti della valigia, poi gli passava intorno una catena trovata in ripostiglio tra le cianfrusaglie di papà ed infine la legava con il lucchetto. Non aveva però fatto i conti con i cartoni animati che abitualmente guardavo e che mi avevano insegnato che bastava una graffetta srotolata per creare un sorprendente passepartout. Aprire la valigia e il diario era un gioco da ragazzi!

Una volta appropriato del suo taccuino scoprii segreti fatti di cantanti e attori di cui spesso si appiccicava le figurine dentro agli stivali per sentirli più vicini. Benché non sapessi ancora leggere, i cuori e le labbra disegnati sulle immagini ritagliate dal TV sorrisi e canzoni erano per me un chiaro messaggio di ciò che stesse vivendo. Un innamoramento in piena regola per chi non sapeva nulla della sua esistenza. Questo però a lei non importava e infatti camminava a due metri da terra quando li vedeva in televisione. Voleva essere bella ai loro occhi e l’apparecchio era certamente un attentato a quella missione. Per sbarazzarsene fece ciò che le riusciva meglio: nasconderlo. Trovarlo era praticamente impossibile e lo faceva comparire solo se minacciata da mia mia madre col ricatto di non farla più uscire. Una volta passata la bufera tornava a nasconderlo.

Questa storia andò avanti per un po’ fino a quando non trovarono un accordo: lei avrebbe indossato sempre l’apparecchio e mia madre le avrebbe permesso di invitare le amiche per parlare dei loro segreti e per offrirgli il salame turco che lei stessa avrebbe preparato! Nessuno ricorda chi le avesse dato la ricetta ma probabilmente per via della sua semplicità quel dolce diventò per lei una vera ossessione. Voleva farlo tutte le settimane tanto da costringere i miei genitori a comprarle chili di biscotti la cui metà finiva sistematicamente nella pancia di quel goloso di mio padre.

Per un paio d’anni portò l’apparecchio in modo diligente togliendolo solo per lavarsi i denti, ma per lei era peggio di una fissazione tanto che un giorno ci accorgemmo che iniziò a parlare ponendo la mano davanti alla bocca. I miei genitori dapprima non si fecero domande e poi lo attribuirono alla vergogna, vergogna per quell’oggetto che non tollerava e di cui si sarebbe liberata volentieri.

Il mese successivo arrivò il momento della visita e con esso anche un inconsolabile pianto a dirotto. Sarà ancora per via della vergogna di quell’aggeggio, si domandò mi madre? Niente sembrava poterla consolare fino a quando, dopo avere improvvisato un interrogatorio in piena regola, riuscirono finalmente a farla parlare. Scoprirono, loro malgrado, che lo aveva nascosto talmente bene da non ricordarsi neppure lei dove lo avesse messo. Misero a soqquadro la casa cercandolo per giorni e giorni ma dell’apparecchio neppure l’ombra! L’unica spiegazione fu che probabilmente era finito in pattumiera.

Parecchi anni dopo, in un pomeriggio qualsiasi durante uno dei miei soliti giri di perlustrazione in casa, dopo essermi arrampicato sopra l’armadio del soggiorno grazie all’ausilio di una lunga scala, lo trovai dentro al sacco in iuta di un babbo natale regalatomi qualche anno prima. Lo tirai fuori come un trofeo, pensando di dare un lieto fine a quella storia che spesso tornava alla ribalta nei nostri discorsi in famiglia, ma non appena la notizia si sparse mia mamma urlò talmente tanto che se ci penso le grida le sento pure ora!

Difficoltà

Facile

Dosi Per

24 Fette circa

Preparazione

30 Minuti

Cottura

Nessuna

Lista ingredienti salame turco

300 gr. di biscotti secchi

80 g di cacao amaro in polvere

150 gr. di zucchero

200 gr. di burro

Due uova medie freschissime

30 gr. di latte

Zucchero a velo q.b. (opzionale)

Procedimento

1

In un recipiente capiente amalgamiamo lo zucchero con i tuorli. Aggiungiamo il burro fuso caldo, il cacao e gli albumi montati a neve. Man mano che aggiungiamo i singoli ingredienti mescoliamoli bene.

2

Frantumiamo i biscotti con le mani oppure aiutandoci con un mattarello dopo averli inseriti dentro ad un sacchetto per alimenti. Dovranno avere una grandezza di circa 1 cm, se troppo grossi non emuleranno il grasso del salame.

3

Aggiungiamo i biscotti al composto e diamo una prima grossolana mescolata poi aggiungiamo anche il latte e amalgamiamo con le mani. Disponiamo l’impasto su un foglio di stagnola oppure di pellicola trasparente e diamogli la forma di un salame. Arrotoliamolo e riponiamo in frigorifero per un paio d’ore. Se abbiamo fretta facciamo sia freezer che frigorifero.

4

Trascorso il tempo togliamo la pellicola trasparente e tagliamo il nostro salame turco a fette. Volendo potremo panarlo nello zucchero a velo per poi eliminare lo zucchero in eccesso.

Utile da sapere!

Una variante alla salame turco prevede l’aggiunta dei pistacchi e delle mandorle intere. Volendo potremo non montare l’uovo e sbatterlo direttamente con lo zucchero.


Commenti (2)

Aggiungi un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.