La ricetta
Qualcuno lo chiama torrone di mandorle, altri croccante di mandorle, ma in entrambi i casi si tratta di una preparazione molto antica che affonda le proprie radici nel cuore della Sicilia araba.
Accanto al classico torrone di zucchero, miele e mandorle preparato in tutta l’isola che qualcuno chiama anche cubàita (la cubàita in realtà prevede l’aggiunta del sesamo anche se in alcune parti della Sicilia è fatta solo di ceci), si affianca una variante dal nome minnulata, tipica delle zone del palermitano, di colore leggermente più scuro preparata senza l’aggiunta di miele. Minnulata deriva dal termine mennula che in dialetto siciliano vuol dire mandorla.
Sono stato in dubbio fino a prima della pubblicazione sulla variante da proporre ma poi, vista la loro facilità di preparazione ed anche la bontà, ho deciso di inserirle entrambe. Un altro torrone da non perdere in questo periodo natalizio è la Petrafennula (clicca qua) facile da preparare e buonissimo da gustare.
Essendo la Cucina di Tricchi Trocchi un blog di racconti e di ricette, prima di vedere come si prepara Il torrone di mandorle (croccante) vorrei raccontarti una storia – in questo caso clicca sul tasto “continua a leggere” per saperne di più – se invece vuoi passare direttamente alla sua preparazione, scorri più in basso per andare alla lista degli ingredienti.
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Andando in giro nelle fiere siciliane, ma anche nelle feste rionali, è facile imbattersi in venditori ambulanti di torrone e croccante che con la loro bravura e maestria, ma anche con l’aiuto di grandi coltelli e spatole, manipolano l’impasto ancora caldo per poi stenderlo e dividerlo in rettangoli, quadrati oppure rombi non appena freddo. Questi torroni sono principalmente presenti nel periodo natalizio anche se al giorno d’oggi è possibile trovarli durante tutto l’anno.
Essendo queste delle preparazioni che accomunano tutta l’isola, e considerando che mi piace accompagnare le mie ricette con una storia, un aneddoto o semplicemente delle riflessioni, ho pesato di descrivere la Sicilia e i siciliani affidandomi alle parole di Andrea Camilleri che ha narrato, molto meglio rispetto a come lo avrei fatto io, i tratti caratteristici di questo popolo. Grazie a Rosetta Montalto che mi ha dato la possibilità di scoprire lo scritto che vi propongo sotto.
In Sicilia quando non sei proprio convinto dici “ora poi lo facciamo…” oppure ad una domanda rispondi contemporaneamente “sì, no…”
Noi siciliani abbiamo una percezione del tempo molto particolare, ad esempio quello che hai fatto il giorno prima diventa passato remoto, come fossero trascorsi secoli… oppure quando stai uscendo di casa, rassicuri tutti affermando “sto tornando”, anche se il tuo rientro sarà dopo un paio d’ore.
Per noi il condizionale è quasi inutile, infatti lo sostituiamo direttamente con il congiuntivo, tipo “se putissi, u facissi”. Abbiamo anche il “potere” di far diventare transitivi i verbi intransitivi, infatti noi usciamo la macchina, saliamo la spesa, usciamo i soldi… Poi a noi piace molto utilizzare gli spostamenti “salire e scendere” in modi molto fantasiosi, infatti noi “scendiamo giù a Natale” e “saliamo dopo le feste”, anche il caffè “è salito” e la pasta si cala.
Qui, in Sicilia, le macchine camminano come avessero gambe, e non vengono guidate ma “portate”.
Spesso utilizziamo una sola parola per indicare più oggetti, ad esempio non c’è differenza tra tovaglia, asciugamano, tovaglietta, strofinaccio, per noi è solo tovaglia, e basta. Se vogliamo dire ad un amico di venire a trovarci, gli diciamo di “avvicinare”, che è meno formale e più amichevole.
Riusciamo anche a trasformare un luogo in un modo di fare, ad esempio il cortile diventa curtigghiu, ovvero spettegolare, anche se quest’ultimo non rende molto l’idea.
Se parliamo in questo modo non vuol dire che siamo ignoranti e arretrati, dietro ogni parola o espressione che utilizziamo si nascondono le nostre origini, la nostra storia. Ad esempio “tumazzu, carusu, cammisa”, sono parole greche (vedi tumassu, kouros, poucamiso); “carrubo” deriva dall’arabo “harrub”, così come le parole “cassata e giuggiulena”. “Accattari”, deriva dal normanno “acater” (da cui il francese “acheter”), oppure “arrieri” (da darriere). Dal catalano abbiamo preso in prestito le parole “abbuccari” (da abocar),”accupari” (da acubar), “cascia” (da caixa) ecc… Questi sono solo alcuni esempi, in realtà sono migliaia i vocaboli presi in prestito dalle altre lingue.
Essere orgogliosi delle proprie radici però non significa chiudersi e rifiutarsi di conoscere la grammatica italiana, ritenendo snob “quelli del nord” quando ci correggono. Anzi, utilizzare il proprio dialetto (più che dialetto è una lingua a tutti gli effetti) con consapevolezza, può soltanto arricchire.
A. Camilleri
Difficoltà
Facile
Dosi Per
6 persone a ricetta
Preparazione
30 Minuti
Cottura
Cinque minuti
Lista ingredienti torrone di mandorle (croccante)
300 gr di mandorle con pellicina
240 gr di zucchero zucchero semolato
40 gr di miele
Un cucchiaio colmo di succo di limone
Olio d’oliva q.b.
Lista ingredienti minnulata (variante del croccante)
300 gr di mandorle con pellicina
300 gr. di zucchero semolato
Due cucchiai colmi di succo di limone
Olio d’oliva q.b.
Procedimento del torrone di mandorle (croccante)
1
Per prima cosa prepariamo il torrone di mandorle (croccante) tostando le mandorle in forno statico preriscaldato a 180° per circa quindici minuti (dipende dal forno) facendo attenzione a non farle diventare troppo scure. Non appena pronte mettiamole da parte. In un tegame versiamo lo zucchero, il miele e il limone e mescoliamo di continuo a fiamma media. Appena liquido e ambrato (inizierà a bollire) versiamo le mandorle tostate, amalgamiamole per qualche minuto e trasferiamo il composto su della carta forno precedentemente spennellata con dell’olio d’oliva.
2
Con l’aiuto di un coltello anch’esso spennellato d’olio stendiamolo dandogli la forma di un quadrato. Facciamolo raffreddare e poi tagliamolo in rettangoli. Il momento giusto per tagliarlo sarà quando poggiando il palmo della mano sentiremo che è leggermente tiepido. Se aspetteremo troppo tempo rischieremo che diventi eccessivamente duro. Lasciamo raffreddare completamente.
Procedimento della Minnulata (variante del croccante)
1
Prepariamo adesso la minnulata facendo tostare a fiamma bassa le mandorle in una padella antiaderente finché non si saranno leggermente dorate e una volta pronte mettiamole da parte. Non teniamole troppo sul fuoco altrimenti diventeranno eccessivamente amare. Versiamo lo zucchero in una padella antiaderente, aggiungiamo il succo di limone e mescoliamo continuamente a fuoco basso. Non appena il limone si sarà amalgamato allo zucchero formando un composto molto morbido e farinoso aumentiamo il fuoco, aggiungiamo le mandorle, mescoliamo ancora per qualche minuto e trasferiamo il composto su della carta forno precedentemente oliata con dell’olio d’oliva.
2
Con l’aiuto di un coltello anch’esso spennellato d’olio stendiamolo dandogli la forma di un quadrato. Facciamolo raffreddare e poi tagliamolo in rettangoli. Il momento giusto per tagliarlo sarà quando poggiando il palmo della mano sentiremo che è leggermente tiepido. Se aspetteremo troppo tempo rischieremo che diventi eccessivamente duro. Lasciamo raffreddare completamente.
3
Una volta che il torrone si sarà raffreddato tagliamo dei rettangoli di carta forno e poniamoglieli sotto in modo che non si appiccichino l’uno con l’altro. Potremo conservarli dentro ad una scatola di latta in attesa di consumarli oppure infiocchettarli dentro a dei sacchettini di plastica pronti per essere regalati.
Utile da sapere!
Per pulire le nostre pentole dal caramello indurito una volta utilizzate, mettiamo dentro dell’acqua e poniamole sul fuoco. Ritorneranno come nuove.
Una bellissima ricetta. Grazie per tutto quello che ci tramandate della vostra tradizione. Buon Natale
Ciao Silvana, grazie a te per averla letta ed apprezzata. Buon Santo Natale
Beh che dire… Molto interessante, è sempre bello apprendere le origini dei nostri dialetti e delle nostre culture culinarie! Tu sei bravissimo nel raccontare le tue storie e altrettanto bravo nel preparare e presentare le pietanze! Complimenti veramente!
Ciao, ciò che scrivi mi emoziona perché hai colto l’essenza del blog. Dietro a questo progetto c’è tanto lavoro ed altrettanta passione e quando qualcuno fa degli apprezzamenti è come se in qualche modo ripagasse della fatica fatta. Grazie ancora e buon Santo Natale.
Il torrone originale che facevano i miei nonni,una nostra cultura siciliana,grazi là farro per questo S Natale
Sì, è proprio la ricetta siciliana. Io ne ho fatti un po’ e li ho già confezionati pronti per regalarli! Grazie a te di avere letto la ricetta