La ricetta
Dolce tipico Siciliano conosciuto in tutto il mondo, la frutta di martorana, chiamata anche pasta reale, è realizzata a base di farina di mandorle, zucchero e acqua.
Prepararla in casa è davvero semplice: basta avere delle formine, dei colori alimentari e il gioco è fatto. Potremo anche coinvolgere i nostri bambini nella sua realizzazione e qualora non avessimo le formine in gesso potremo fare affidamento sulla nostra manualità e fantasia. Non c’è turista che dopo avere visitato la Sicilia non ne porti un po’ con se per continuare a gustare anche lontano dall’isola quei dolcissimi sapori che solo una terra ricca di storia è in grado di regalare. In effetti la storia della frutta di martorana è davvero antica e piena di fascino. E se avrai voglia di scoprirlo ti consiglio di continuare a leggere questo articolo.
E allora siamo pronti? Non perdiamo altro tempo e mettiamoci al lavoro per realizzare qualcosa di davvero originale che sorprenderà i nostri commensali.
Essendo la Cucina di Tricchi Trocchi un blog di racconti e di ricette, prima di vedere come si prepara la conserva di pomodoro vorrei raccontarti una storia – in questo caso clicca sul tasto “continua a leggere” per saperne di più – se invece vuoi passare direttamente alla sua preparazione, scorri più in basso per andare alla lista degli ingredienti.
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Palermo è folclore, si sa, e tra le tante tradizioni popolari quella del due novembre è sicuramente una tra le più singolari.
Il ricordo legato ai nostri cari defunti assume una connotazione gioiosa in cui i bambini diventano gli indiscussi protagonisti di questo giorno di festa a loro dedicato. Ed è per questo motivo che la mattina del due novembre è tradizione che al risveglio i più piccoli facciano una caccia al tesoro per scovare la pupaccena (statuette di zucchero chiamate anche pupi), giocattoli di ogni tipo, caramelle gommose e frutta di martorana lasciati durante la notte dai cari defunti in segno del loro amore.
Il significato legato a questa ricorrenza è sia di tipo affettivo che educativo. Da una parte si vuole insegnare che è possibile mantenere un legame con chi non c’è più, dall’altro fare capire che ogni cosa, anche la più triste, può essere rielaborata in qualcosa di festoso. E così a partire dal mese di ottobre in tutte le pasticcerie della città è consuetudine trovare in bella mostra della coloratissima pasta di mandorle rappresentante frutta, verdura, vari dolciumi, ma anche pupi di zucchero raffiguranti paladini, cavalieri oppure cowboy per i maschietti e beniamine dei cartoni animati per le femminucce.
In questo periodo i negozi di giocattoli raddoppino inoltre le vendite di fucili, pistole, bambole e biciclette, complici le pubblicità delle TV locali. Oggi, però questa ricorrenza sta piano piano scomparendo per lasciare spazio alla notte di Halloween, festa di importazione americana che non solo non ha nulla di educativo, ma rappresenta un modo di spaventare piuttosto che rassicurare. Del resto i bambini sono cambiati e con essi anche i loro gusti.
Ma ritornando ai nostri coloratissimi fruttini, la loro origine risale alle suore del monastero benedettino di Santa Maria dell’Ammiraglio di Palermo, chiamato anche monastero della Martorana in nome della nobildonna che lo fondò nell’anno 1194.
La leggenda narra che le suore avessero uno dei più bei giardini della città con annesso l’orto e che un giorno il Vescovo dell’epoca decise di andarle a trovare proprio per potere ammirare con i propri occhi quel luogo di cui tutti parlavano. Considerando però che la visita avvenne in pieno inverno e che il giardino era spoglio e l’orto non dava molti frutti, le monache decisero di abbellire quel luogo con delle creazioni fatte con della farina di mandorle. Fu così che nacque la tradizione della frutta di martorana e con essa la sua rappresentazione attraverso delle coloratissime arance, limoni, mandarini, fragole e tanto altro ancora, il cui nome gli derivò per l’appunto dalla fondatrice del convento. Non è tuttavia inusuale chiamarla anche frutta di pasta reale, probabilmente per via di quella sua bontà degna di un Re… Per me però la vera motivazione è un’altra, infatti considerando il prezzo a cui viene venduta occorre essere un monarca per potersela permettere.
E a casa mia come veniva vissuta la festa? Mio papà era molto legato alle tradizioni e in questo giorno il dono immancabile portato dai defunti era il cavaliere di zucchero. Io segretamente sapevo che era lui che me lo comprava e per quanto facesse di tutto per non farsi beccare immancabilmente lo scovavo quando, arrivando a casa, mi accorgevo che nascondeva tra le mani un pacchetto sospetto.
Quando poi mi impossessavo di quel dolcissimo dono, prima lo sgranocchiavo staccandogli dei piccoli pezzetti dal retro e poi salivo sul letto della mia cameretta per posizionarlo nella parte più alta della libreria dove lo ammiravo in tutta la sua bellezza illudendomi che fosse ancora intatto. Oltre alla pupaccena arrivava anche l’immancabile frutta di martorana, anzi, diciamocela tutta, più che di frutta si trattava della sua ombra perché a causa del suo costo elevato mio padre ne comprava solo un piccolo vassoio.
Avevo comunque trovato un modo per prolungare quel piacere che consisteva nel rosicchiarla a piccoli morsi. Poi, per evitare che qualcuno me la rubasse, l’avvolgevo dentro ad un tovagliolino di carta e la nascondevo dentro la tasca della mia vestaglia. Del resto chi l’avrebbe mai cercata proprio in quel posto? E così tra un morso e un altro ero sereno e anche consapevole che la felicità dei bambini non è qualcosa che arriva per caso, ma è un miracolo reso possibile grazie all’amore di due angeli custodi che il buon Dio ha chiamato genitori.
Difficoltà
Media
Dosi Per
50 Pezzi circa
Preparazione
2 Giorni
Cottura
Nessuna
Lista ingredienti della frutta di martorana
1 kg. di farina di mandorle
1 kg. di zucchero a velo
100 gr. di sciroppo di glucosio o miele
Essenza di mandorla amara q.b.
Due bustine di vanillina
140 gr. di acqua
Utensili richiesti
Stampini in gesso
Colori alimentari in polvere
Alcool puro per alimenti
Pellicola alimentare
Carta forno
Vassoi
Ciotoline per diluire i colori
Gomma lacca liquida alimentare
Pennelli di diverse dimensioni
Guanti per uso alimentare
Carta velina
Una spugna
Procedimento
1
Disponiamo la farina su un piano di lavoro, aggiungiamo lo zucchero a velo e mischiamoli. Versiamo il glucosio, la vanillina, l’essenza di mandorla e non appena saranno ben amalgamati aggiungiamo anche l’acqua, poco per volta. Impastiamo, delicatamente fino a quando non avremo un composto liscio e compatto. Non lavoriamo troppo l’impasto altrimenti uscirà tutto l’olio prodotto dalle mandorle rendendo inutilizzabile l’impasto. Facciamolo riposare per circa 30 minuti avvolto in della pellicola trasparente. La quantità di essenza di mandorla dipende dalla marca utilizzata.
2
Indossiamo dei guanti ad uso alimentare, copriamo le formine con della pellicola trasparente e dopo avere compattato la pasta inseriamola dentro allo stampino. Pressiamo per bene e tiriamo fuori la pasta. Adesso con l’aiuto di un coltello appuntito eliminiamo la quella in eccesso e con le dita smussiamo le parti irregolari. Al posto di utilizzare della pellicola potremo spolverare lo dell’amido di mais nella formina.
3
Posizioniamo un foglio di carta forno su un vassoio, adagiamo la nostra frutta di martorana e coprendo con della carta velina lasciamo asciugare per uno o due giorni. A quel punto iniziamo a scegliere i colori da utilizzare per la fase della pittura.
4
A questo punto mettiamo una piccolissima parte di polverina di colore su un piatto, aggiungiamo una parte di acqua ed una di alcool e mischiamoli con l’aiuto di un pennello. Coloriamo la nostra frutta con i colori desiderati.
5
Una volta che avremo dipinto tutta la frutta lasciamola asciugare per un giorno coprendola con la carta velina, quindi passare la gomma lacca liquida alimentare con un grosso pennello con la punta arrotondata in modo da lucidarla. A questo punto lasciamo asciugare per un paio d’ore e la nostra frutta di martorana sarà pronta per essere offerta ai nostri amici e parenti..
Utile da sapere!
Per colorare la nostra frutta di martorana potremo comprare dei colori che siano delle tonalità prescelte oppure acquistare i primari per poi ricavare quelli necessari sulla base delle necessità. Per fare le sfumature potremo utilizzare un pezzetto di spugnetta imbevuta nel colore oppure intingere il pennello dentro il colore. Successivamente bagnare la punta dentro l’acqua e poi picchettarlo in una parte pulita del piatto in modo da allungare l’intensità dello stesso. Ad esempio, per fare la parte chiara dell’anguria che si trova al centro tra la polpa e la buccia, passare il pennello dentro il colore verde precedentemente sciolto nell’acqua e nell’alcool, poi intingere la punta dentro un bicchiere con dell’acqua, quindi dare delle spennellate sulla parte pulita di un piatto e passarlo sulla base dell’anguria. Stessa cosa, ma con colori diversi, per fare le sfumature dei pomodori, delle pesche, delle fragole etc… Nel caso in cui non avessimo a disposizione la farina di mandorle potremo prepararla in casa frullando delle mandorle già pelate. Il glucosio potrà essere sostituito con del miele liquido.
I morti questi cari da ricordare con gioia e non con tristezza! Essi regalano ai bimbi gioia e non orrore. Sono orgogliosa di essere sicula! C’è un altra cosa che ricordo con piacere oltre i doni e i pupi di zucchero e la frutta Martorana e sono le ossa dei morti. Sembrerebbe macabra la cosa, io la vivevo con gioia. Anche questi sono dolci. Ossa perché come dolci sono più duri della Martorana o dei pupi di zucchero, altrettanto buoni da desiderarli ancora. Qualche volta mi sono imbattuta in questi dolci ma…. Non era più il sapore che ricordavo! Grazie Patrizio di avermi riportato con dolcezza alle mie origini e hai miei preziosi ricordi della mia amata infanzia. Grazie!
Cara Lina, grazie per avere condiviso i tuoi ricordi. Condividerli è davvero qualcosa di molto bello. Sai che la ricetta delle ossa di morto sarà pubblicata a breve? Tieni d’occhio il sito😊
Fantastico!!! quanto ne mangerò quest’anno?? XD
Riccardo, allora fai tanta martorana e mi raccomando, faccela vedere!
li ho già finiti.. 🙂
Allora saranno stati buonissimi!!!
Che fantastica tradizione della nostra isola 🏝️ Ricordi d’infanzia . Quando mi regalavano uno di questi frutti di pasta reale non avevo il cuore di mangiarlo con tanto rimpianto dopo quando dopo un po’ di tempo mi decidevo mangiarlo era durissimo. Però dopo ho imparato la lezione 😂 complimenti per queste bellissime opere d’arte 👍🏻☺️
Mari, hai proprio ragione, abbiamo delle bellissime tradizioni che dobbiamo cercare di tenere vive perché rappresentano il nostro ieri, il nostro oggi ed anche il nostro domani. E’ bellissima la storia che hai raccontato di quando eri bambina, anzi, se posso dirtela tutta, anche io facevo qualcosa del genere da bambino!!!