La ricetta
Le treccine con lo zucchero siciliane sono delle brioches morbidissime fatte con l’impasto della rosticceria siciliana. Semplici, buone e ricoperte di zucchero sono la merenda ideale da portare a scuola o da mangiare al mattino a colazione, magari insieme ad una tazza di latte caldo.
Non esiste bambino siciliano che non adori questa merenda che piace tanto anche agli adulti!
La ricetta è quella originale del panettiere e non prevede né uso di latte nell’impasto, né uova e neppure farina manitoba che, come sappiamo, non è un prodotto italiano. Dovremo quindi utilizzare un mix di farina 0 e 00 per cercare di creare un prodotto che si avvicini a quello ad uso professionale in uso nei panifici. Per quanto riguarda il lievito potremo certamente ridurlo aumentando di conseguenza i tempi di lievitazione.
Essendo la Cucina di Tricchi Trocchi un blog di racconti e di ricette, prima di vedere come si preparano le treccine con lo zucchero siciliane vorrei raccontarti una storia – in questo caso clicca sul tasto “continua a leggere” per saperne di più – se invece vuoi passare direttamente alla loro preparazione, scorri più in basso per andare alla lista degli ingredienti.
La sveglia suona come tutte le mattine alle sei e mezza e mio padre è il primo ad alzarsi dal letto. E’ posizionata in corridoio ed è praticamente impossibile non sentirne il ticchettio e soprattutto il baccano quando inizia a strillare. E’ una sveglia colore argento a doppia campana che quando suona zompetta su se stessa fino a cadere per terra se non si è pronti a schizzare giù dal letto per bloccarne il frastuono. Eppure, nonostante tutto io continuo a dormire tranquillamente come se avessi assunto dei sonniferi. A nulla serve la luce dell’alba che entra dalla finestra e mio padre che dalle sette in punto continua ad implorarmi di alzarmi. Lui imbroglia anche sull’orario ma io non voglio sentire ragioni ed il letto mi sembra il posto più comodo in cui rimanere. Mia madre intanto ha già preparato la colazione ed anche lei irrompe nel silenzio della mia cameretta pregandomi di alzarmi. Non c’è tregua, non mi danno scampo, devo svegliarmi perché altrimenti per me non ci sarà salvezza. Questa è la vita a cui un bambino è sottoposto tutti i giorni. Ci impongono di alzarci presto, andare a scuola e studiare tanto come se fare quelle azioni quotidiane fossero delle cose divertenti. Ma per noi sarebbe più bello giocare tutto il giorno.
Esco di casa con gli occhi ancora semi chiusi, un grembiulino blu con un colletto bianco che quasi mi strozza il collo ed una cartella sulle spalle che sembra contenga del piombo. In realtà dentro c’è solo il sussidiario, un quaderno, una borraccia piena d’acqua, perché mia madre mi dice di bere durante il giorno, ed un astuccio pieno di colori a spirito, a tempera, qualche matita, un temperino e tante gomme colorate e profumate. Scendo da casa ed insieme a mio padre cerchiamo la macchina. Uffa, penso io, tutte le mattine la stessa storia, se almeno parcheggiasse sempre al medesimo posto potrei dormire cinque minuti di più. Salgo in macchina in maniera goffa e l’aria gelida che entra dal finestrino è come se mi tagliasse il viso. La scuola si trova vicino al lavoro di papà e quindi ci vorrà un po’ di tempo prima di raggiungerla. Rifletto un po’ e mentre il mio cervello sta pensando cado ancora una volta in letargo. Non faccio in tempo a chiudere gli occhi che mio padre mi sveglia dicendomi che siamo arrivati. Entriamo nel panificio che si trova a pochi passi dall’ingresso, compra qualcosa che caccia dentro la cartella e mi dice: mi raccomando, Patrizio, ho messo dentro la merenda per la ricreazione, aprila solo quando la maestra vi darà il permesso. Fai attenzione a non sporcarti e soprattutto mangiala tutta. Intesi? Sì papà, va bene. Ci vediamo più tardi? Sì, ci vediamo dopo, passo a prenderti alle 12.30. Va bene, ciao! Ciao.
Varco il cancello della scuola e mi dirigo verso il grande portone. Entrando c’è un lungo corridoio che a sinistra accoglie le aule, grandi e luminose, in fondo c’è l’uscita che conduce al grande giardino e immediatamente a destra un grande atrio dove si svolgono le recite di Natale e che rappresenta il varco per il piano superiore grazie ad una lunga e larga scala che fa da sentiero agli studenti. Una volta entrati in classe la maestra è lì pronta ad aspettarci, la salutiamo, ci facciamo il segno della croce e con le mani giunte recitiamo le due preghiere del mattino:
Io, con tutti i bambini del mondo, ripeto agli uomini della terra, siamo fratelli, tutti uguali, aiutiamoci, vogliamo bene, oggi, domani, sempre.
Fammi o Signore, profondamente buono, umile e comprensivo, che io abbia il cuore aperto, la mente attenta a scoprire e ad apprezzare, insegnami ad amare.
A quel punto ci sediamo per iniziare la nostra lezione in un’aula piena di manifesti colorati con le lettere dell’alfabeto abbinate a dei grandi disegni che le rappresentano, ma soprattutto particolarmente rumorosa considerando che la maestra più volte ci invita a fare silenzio in modo da sentire volare la mosca. Che poi dico, ma che piacere c’è nel sentirla volare? Appena ricomposto l’ordine inizia a spiegarci quelle lettere proponendoci di osservare i grandi disegni appesi alle pareti ed invitandoci a scriverle nel nostro quaderno. Io però ho un pensiero fisso, ho fame e penso a quel misterioso pacchetto custodito dentro mia cartella. E finalmente la campana suona segnando l’armistizio tra un branco di bambini affamati e quell’anziana signora che da quarant’anni insegna sempre le stesse cose a delle piccole pesti. Sgancio i supporti che tengono chiusa la cartella, tiro fuori il pacchetto e vedo dello zucchero che si sparge da tutte e parti. Apro la carta che custodisce qualcosa di morbido e, appena scartata, vedo una merenda mai vista prima ma che a sensazione mi sembra davvero sublime. A quel punto da due banchi più avanti un compagno la guarda e grida: Mamma mia, la treccina, la treccina con lo zucchero!!! Improvvisamente il mio banco si riempie di bambini che somigliano alle mosche tanto care alla maestra e che iniziano a ronzarmi intorno attratti dalla dolcezza dello zucchero. C’è chi mi offre le sue patatine, chi la sua pizzetta e chi ancora il suo panino con la frittata. La frittata? Ma si può dare da mangiare una frittata ad un bambino e per giunta alle 10.30 del mattino? E tra un’offerta e l’altra, mi vengono in mente le parole delle preghiere recitate al mattino in classe, ma anche quelle della mia mamma. Così, senza penarci due volte, decido di dividere quella treccina in tanti piccolissimi pezzetti che, anche se non saranno in grado di saziare nessuno, mi diedero una grande notorietà tra i compagni. E da quel giorno, pur essendomi letteralmente innamorato del suo sapore autentico e semplice allo stesso tempo, chiesi a mio padre di non comprarmi più le treccine con lo zucchero per l’ora della ricreazione. Patrizio, ma non ti è piaciuta, disse lui? No papà, era molto buona, ma preferisco mangiarla a casa, perché sai, in classe ci sono troppe mosche!
Difficoltà
Media
Dosi Per
8 treccine
Preparazione
20 Minuti
Cottura
15 Minuti
Lista ingredienti delle treccine con lo zucchero siciliane
250 gr. di farina 0
250 gr. di farina 00 con 11 gr. proteine
50 gr. di zucchero semolato
50 gr. di strutto
10 gr. di sale
25 gr. di lievito di birra fresco
250 gr. di acqua a temperatura ambiente
Procedimento
1
Montiamo nella planetaria il gancio ad uncino, inseriamo le due farine nel cestello (le proteine di una farina sono indicate nell’etichetta) e dopo averla messa in moto a velocità moderata versiamo l’acqua a filo a temperatura ambiente in cui avremo sciolto il lievito e lo zucchero. Non la parte liquida sarà stata assorbita aggiungiamo lo strutto morbido a pezzetti, il sale e aumentiamo la velocità. Quando l’impasto si sarà incordato, ovvero si attaccherà al gancio staccandosi dalle pareti del boccale della planetaria, lasciamo impastare ancora per circa un minuto e poi spegniamo.
2
Trasferiamo l’impasto su un piano, lavoriamolo un po’ a mano e lasciamolo riposare per 15 minuti coprendolo con il cestello della planetaria. Trascorso questo tempo facciamo prima delle pieghe di rinforzo, poi la pirlatura che consiste nel fare girare la pasta tra le mani e infine facciamolo riposare per 10 minuti sempre coperto. Ripetiamo queste operazioni per altre due volte e a conclusione dell’ultima riponiamolo la pasta a lievitare dentro ad una ciotola coperta con un panno per circa 45 minuti/un’ora e comunque fino al raddoppio.
3
Una volta che l’impasto sarà lievitato ricaviamo delle pezzature da 100 grammi l’una, disponiamole tra il pollice e l’indice e con un movimento rotatorio formiamo delle palline. Adesso creiamo dei cordoncini da 50 cm. l’uno e per non stressare la pasta prodidiamo così: prima affusoliamo il panetto con il palmo di una mano poi, come se usassimo un mattarello, facciamolo scivolare in avanti sotto i palmi di entrambe le mani. Ora afferriamo delicatamente la pasta, riportiamola nella sua posizione di partenza e facciamola nuovamente scivolare in avanti. Ripetiamo queste operazioni fino a quando avremo raggiunto la lunghezza desiderata. A questo punto pieghiamo il cordoncino a ferro di cavallo, attorcigliamo le estremità per quattro volte e formiamo le nostre treccine. Disponiamole distanziate una dall’altra su una teglia coperta con carta forno, copriamole con un panno e facciamole lievitare per circa 20/30 minuti e comunque fino a raddoppio.
4
Prima di terminare la formatura delle treccine avremo acceso il forno statico a 200° e, non appena raggiunta la temperatura e una volta lievitate, inforniamo la teglia per circa 15 minuti comunque fino a doratura. Attenzione a non farle cuocere troppo altrimenti si induriranno. La teglia dovrà essere collocata al centro del forno. Dopo che le treccine si saranno raffreddate bagnamo il dorso con dell’acqua e passiamole nello zucchero semolato. Le treccine con lo zucchero sono adesso pronte per essere gustate.
Utile da sapere!
Potremo realizzare le nostre treccine con lo zucchero utilizzando anche della sola farina 00, meglio se con 11 gr. di proteine riportate in etichetta. In alternativa prendiamo una farina comune. In entrambi i casi il risultato sarà meno vicino all’originale ma avremo comunque un prodotto ugualmente molto buono.
Si può variare la ricetta aggiungendo dell’uvetta all’impasto oppure delle gocce di cioccolato fondente.
Le treccine con lo zucchero si possono conservare dentro il freezer chiuse negli appositi sacchetti per congelare i cibi. Scongeliamole mantenendole dentro al loro sacchetto.
Proverò a farle alle mie bocche fameliche. Le due belve sono di bocca buona. Ti dirò se le hanno gradite. Grazie per le idee, almeno diamo qualcosa di naturale senza additivi a questi ragazzi. Qui le farine non puoi scegliere molto. Per la pizza mi arrangio con metà semola (quando la trovo) oppure la porto dall’Italia. Grazie ciao
Ciao Lina, ho provato la ricetta anche con una comune farina 00 e devo dire che vengono ugualmente buone. Probabilmente potrebbero non mantenere del tutto la forma ed essere leggermente più dure… ma giusto un po’ e comunque non dubito che piaceranno ugualmente tanto. L’amore che ci metti riuscirà a renderle uniche!
Non ho mai amato particolarmente le treccine. Mi spiace…
Ma mi sono innamorata del tuo racconto.
Ho risentito il profumo della mia classe, dei libri nuovi all’inizio dell’anno scolastico e delle gomme per cancellare…
Grazie 🤗
Ciao Antonella, che carina che sei! Grazie a te
Grazie, proverò. Mi ricordano la mia infanzia. 😊
Grazie a te per avere visitato il blog!