Cugini e tenerumi

Il canto delle cicale sovrastava ogni altro suono, il caldo scoraggiava ogni attività. Ma non per noi bambini: c’era tanto da fare e da scoprire nella campagna intorno alla casa dove noi cuginetti trascorrevamo l’estate. Avevamo scoperto un campo dove si radunavano miriadi di piccole farfalle violette e facevamo a gara a raccoglierle nelle scatoline di plastica trasparente dei formaggini, poi ci rifugiavamo all’ombra di un grande abete, i cui rami toccavano terra formando una capanna, perfetto fresco nascondiglio dove controllare i nostri trofei.

“Dove siete? E’ ora del bagno!” Le mamme avevano fatto scaldare per qualche ora sotto il sole l’acqua nelle piscinette gonfiabili e una bella ripulita era necessaria prima di metterci a tavola. Dalla cucina intanto arrivava l’inebriante odore dell’aglio soffritto: non si può immaginare la pasta coi tenerumi senza pic pac. Per me era (ed è tutt’ora) una grande festa trovare a tavola questa minestra, squisito ossimoro dei nostri pranzi estivi. Le foglie tonde e carnose della zucchina pergola, chiamate in Sicilia “tenerumi”, vengono strappate a pezzi e messe a bollire. In questo brodo si fa cuocere la pasta corta, preferibilmente spaghetti tagliati o margherite spezzate.

Il tocco che accende di colore e sapore il piatto è l’aggiunta finale del “pic pac”, ovvero pomodori pelati cotti nel soffritto d’aglio. Tra spruzzi, risate e dispetti ci ritrovavamo miracolosamente profumati e puliti seduti a tavola davanti a questi piatti fumanti: non si lamentava nessuno. I più piccini venivano imboccati dalle mamme, noi progettavamo le attività pomeridiane: “Facciamo che io ero la maestra e voi venivate a scuola da me!” “No, la maestra la voglio fare io!” “No: io!” E intanto la pasta coi tenerumi era scomparsa dai piatti, con grande soddisfazione delle nostre mamme, visto che almeno per oggi capricci a tavola non ce n’erano stati!

Alessandra Siragusa

Architetto e Mamma

Palermo


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