La ricetta

Le pizzette siciliane da rosticceria sono un classico della rosticceria dell’isola e vengono preparate con la ricetta del pan brioche fatto con farina e strutto. Rimangono morbidissime anche l’indomani e con questo impasto sarà possibile dare sfogo alla nostra fantasia e creatività essendo possibile preparare anche i calzoni, i rollò con wurtel oltre a mille altre idee.

Sono ottime per una festa in casa, per una merenda gustosa oppure per una cena informale. Io le amo tantissimo e i miei ricordi sono legati al momento della ricreazione, quando mio padre me le comprava alle elementari.

Prepararle in casa è davvero semplicissimo e rispetto alle versioni abitualmente vendute nei panifici e nei bar avremo l’indubbio vantaggio di poterle condire come più ci piace.

Essendo la Cucina di Tricchi Trocchi un blog di racconti e di ricette, prima di vedere come si preparano  le pizzette siciliane da rosticceria vorrei raccontarti una storia – in questo caso clicca sul tasto “continua a leggere” per saperne di più – se invece vuoi passare direttamente alla loro preparazione, scorri più in basso per andare alla lista degli ingredienti.

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Questo racconto è stato scritto nel 2020 durante il periodo di pandemia per cui eventi e aneddoti sono riferiti a quel preciso periodo.

Come si può ben immaginare, quando si è lontani dalla propria terra non è infrequente che si venga assaliti da uno desiderio irrefrenabile di mangiare quei cibi che fanno parte del proprio DNA. Quelli che ci hanno accompagnati fin dalla nostra infanzia e che il cervello si rifiuta di accettare che non possano essere reperiti con facilità.

Se ad esempio nasce una voglia improvvisa di mangiare la rosticceria siciliana, che si fa? Le soluzioni sono sostanzialmente le seguenti:

La prima alternativa è quella di andare su internet e comprare il primo biglietto svenduto alla modica cifra di 25 Euro all’andata e 250 al ritorno… La scritta lampeggiante ti ricorda che è rimasto un solo posto a quel prezzo e tu, come se fossi in preda all’effetto di stupefacenti, sei deciso ad andare fino in fondo.
L’immagine è la medesima che ti propone la TV quando Amadeus chiede al concorrente di confermare o cambiare l’ignoto da associare al parente misterioso. Il tizio non ha molto tempo, deve agire per non vedere sfumare il sogno di una vita.

Ad un tratto il telefono squilla e dall’altra parte c’è il solito omino del telemarketing che generalmente non accogli con simpatia, anzi… Stranamente questa volta diventa il tuo migliore amico visto che ti ha evitato di compiere la più grande cazzata degli ultimi tempi. Così lo ringrazi, gli dici che non hai bisogno di passare ad altro operatore e realizzi che il prezzo del biglietto sarebbe stato un vero affare ma non per te.

Concretizzi che se quella telefonata non ti avesse distolto dal compiere un gesto così malsano, avresti commesso una doppia cazzata. Già, perché oltre ad andarsene in fumo tutti quei soldi ti saresti ricordato che siamo in piena pandemia e che non è prudente viaggiare per queste amenità… E poi, nella giustificazione da esibire in caso di controllo cosa avresti scritto come motivo? “Spinno (desiderio) per la rosticceria siciliana?

A quel punto ti ricordi di quella che dice “Non ce ne coviddi” e ti domandi se la Sicilia non sia stata effettivamente graziata…. Ma è solo allora che ti riprendi completamente dalla tua défaiance in cui le allucinazioni olfattive fatte di calzoni, pizzette e rollò, hanno completamente annebbiato il tuo cervello. Così esci di colpo sul balcone per annusare l’aria fredda i cui -2 gradi ti fanno ritornare immediatamente alla dura realtà.

La seconda alternativa è quella di rivolgersi alle tante rosticcerie siciliane dislocate a Milano nate per fare fronte alle necessità primarie dei nostalgici più incalliti. Del resto si sa che è la domanda a creare l’offerta. Così, senza nemmeno rendertene conto, ti accorgi che nella tua testa il downoad è già iniziato e la tua mente sa già cosa vuole comprare…

E così che inizi le ricerche mirate inserendo su Google la parola “rosticceria siciliana Milano”. A quel punto scegli il locale sulla base dei nomi più evocativi che ti convinco essere i migliori… No, della rosticceria Polenta e Cassata, a sensazione, non c’è da fidarsi. Ti annoti nomi, vie e telefoni.

Vai in box a prelevare la macchina, imposti il navigatore perché se Palermo è grande Milano lo è cinque volte di più e selezioni il percorso più veloce. Ti accorgi presto, una volta in corsa verso l’obiettivo, che durante il tragitto ci sono delle nuove rotonde.

Pensi che in fondo sei a Milano dove l’efficienza è l’elemento cardine su cui si ispira il vivere cittadino. Per quanto però ti voglia convincere che sia realmente così, realizzi che è impossibile che ne abbiano costruite di nuove: uno perché sono le 22 e ieri non c’erano, due perché sono identiche tra loro. Ti accorgi dopo un po’ che il navigatore è andato in tilt e ti sta facendo fare lo stesso percorso ormai da ore.

Quindi ti rassegni, apri il finestrino, respiri l’aria gelida ed anche questa volta ti appare tutto più chiaro: il tempo buttato via, la benzina consumata, il costo della rosticceria acquistata a Milano e la fatica per arrivare a destinazione ti convincono che forse avresti risparmiato se avessi scelto l’opzione del viaggio in Sicilia. Rivaluti così l’idea della giustificazione.

Infine la terza alternativa, forse la più logica ed economica, è imparare a preparare la rosticceria siciliana in casa. Viviamo nell’era di internet e vuoi non trovare la ricetta giusta? Così, anche questa volta, ti rivolgi al tuo migliore amico Google che ormai, più che un amico, è una badante. Digiti le parole “ricetta rosticceria siciliana” e avvii la ricerca. Ti accorgi però, scorrendo i vari link, che non esiste una sola versione, ma tante, talmente tante che non ti ci raccapezzi più. Chi aggiunge lo strutto, chi l’olio, chi il burro, chi il latte e chi addirittura le uova. Le diverse versioni ti mandano in confusione tanto da rivalutare ancora una volta l’idea di acquistare un biglietto aereo oppure di accollarti che il navigatore ti faccia girare come una trottola.

Poi improvvisamente ti balena in mente un’idea e ti ricordi che il tuo panettiere di fiducia ha la ricetta. Gli scrivi quindi il seguente messaggio: Gabriele scusa, devo chiederti un grandissimo favore … beh, sai com’è, sono lontano da casa e avrei tanta voglia di mangiare un po’ della nostra rosticceria. In nome di tutto il pane comprato da voi, delle pizze, delle treccine e brioscine, dei biscotti ed anche dello sfincione, non è che mi daresti la ricetta? Il tutto accompagnato con 8 emoticon con le mani in preghiera in segno di totale abbandono.

Finalmente il telefono vibra e sul display leggi una risposta secca: domani te la invio. Il giorno successivo dopo avere acquistato gli ingredienti iniziano le prove. Sperimenta di qua, sperimenta di là, con un po’ di pratica diventi un rosticciere provetto. I tuoi amici del nord hanno così deciso di organizzare la serata assaggio. Sì, proprio loro, i milanesi, quelli che hanno bisogno minimo di un mese di preavviso prima di trovare un buco in agenda…

Allora, in maniera spavalda, gli proponi furbamente di vedervi il sabato successivo perché sai che tanto non accetteranno mai. Invece, a dispetto delle tue previsioni, ti dicono di sì. E allora non hai scampo e sai che dovrai sfamare un branco di affamati composto da persone in apparenza magre che in realtà sarebbero capaci di mangiare pure te.

E arriva il fatidico sabato. La tavola apparecchiata a festa, un ciavuru i muoriri (un profumo da morire) e una volta entrati in casa non fai in tempo a dirgli di accomodarsi che uno ti dice: allura, cucì, tutt’apposto? Chi nni fai manciari stasira? Che tradotto significa: allora cugino (sta ad indicare un legame stretto tra i protagonisti), tutto a posto? Cosa ci farai mangiare questa sera? A quel punto li guardi bene, concretizzi che non è il tipo di cena che si vede nella trasmissione cortesie per gli ospiti e non capisci bene se quelli sono i tuoi amici del nord che hanno imparato la tua lingua oppure se stai ospitando i siciliani incontrati in rosticceria a Milano, durante il racconto della seconda opzione.

E tra una risata e un’altra capisci che l’Italia è una soltanto, che non esiste nord oppure sud perché a tavola si è tutti uguali. Così, nel casino di quella serata, un amico milanese si alza dalla sedia, guarda gli altri in faccia e dice: Miiiiiiiiii vi rassi a vestiri ma no a manciari…. Che tradotto significa che risparmierebbe comprandovi dei vestiti piuttosto che darvi da mangiare. E così tra un bicchiere di birra e pezzo di rosticceria ridi e ti complimenti con te stesso sia per la riuscita della serata anche per avere insegnato quelle poche parole che sono bastate per farti sentire a casa.

Difficoltà

Facile

Dosi Per

8 pizzette circa

Preparazione

30 Minuti

Cottura

20 Minuti

Lista ingredienti impasto della rosticceria

500 gr. di farina 00

50 gr. di strutto

50 gr. di zucchero

25 gr. di lievito di birra fresco

250 gr. di acqua

10 gr. di sale

Lista ingredienti per il condimento

400 gr. di pomodoro pelato

Sale q.b.

Pepe q.b.

Zucchero q.b.

Origano q.b.

Mozzarella per pizza q.b.

Prosciutto q.b.

Wurstel q.b.

Fette di salame q.b.

Pomodoro a fette q.b.

Parmigiano grattugiato q.b.

Olio d’oliva q.b.

1

Versiamo  la farina nella planetaria e azioniamola a velocità media versando a filo l’acqua in cui avremo sciolto il lievito e lo zucchero. Quando avremo inserito tutta l’acqua aggiungiamo lo strutto freddo a pezzetti e il sale. Aumentiamo la velocità e aspettiamo che l’impasto si incordi ovvero che si staccherà dalle pareti lasciando pulita la ciotola.

2

Trasferiamoci su un piano di lavoro, facciamo delle pieghe all’impasto in modo da dargli forza, poi qualche pirlatura che consiste nel roteare l’impasto tra le mani e nel frattempo alterniamo anche dei movimenti decisi cercando di portare l’impasto verso di noi. Mettiamolo a lievitare dentro il recipiente della planetaria coperto con uno strofinaccio e poniamolo in un luogo asciutto per un’ora circa.

3

Dopo la prima lievitazione facciamo delle pezzature da 150 gr. che faremo roteare sotto il palmo delle mani per dargli una forma sferica. Disponiamo ogni panetto in una leccarda da forno coperta con della carta forno e dopo avere adagiato uno strofinaccio leggero che non opponga resistenza facciamo la seconda lievitazione che durerà circa 45 minuti/un’ora e comunque sempre fino al raddoppio.

4

Trascorsa la seconda lievitazione allarghiamo i panetti con il palmo della mano creando una conca, avendo cura di non appiattire troppo i bordi. Disponiamo al centro il pomodoro pelato passato al mixer per qualche secondo che condiremo con del sale e dello zucchero. Dovremo sporcare leggermente anche i bordi. Solo nel caso di pizzette rustiche aggiungiamo in questa fase il salame, copriamo con la mozzarella e poi con delle fette di pomodoro. Concludiamo con una spolverata di parmigiano grattugiato e dell’origano. Facciamo riposare  tutte le pizzette per circa 30 minuti e comunque fino a quando non saranno raddoppiate di volume.

5

Inforniamo in forno caldo statico a 200° per circa 15-20 minuti. Attenzione a non cuocerle troppo perché altrimenti diventeranno un po’ dure. Nel caso in cui avessimo più teglie meglio optare per la modalità ventilata con una temperatura di circa 220°. A metà cottura aggiungiamo la mozzarella e gli altri ingredienti. E’ preferibile cuocere i wurstel in forno a parte e poi aggiungerli a fine cottura. In questo modo avremo una cottura più adeguata considerando che dovremo tenere le pizzette in forno il tempo necessario a fare sciogliere la mozzarella.

5

A fine cottura aggiungiamo abbondante origano, una manciata di pepe e irroriamo con un po’ di olio extravergine d’oliva. Serviamo le nostre pizzette leggermente tiepide.

Utile da sapere!

Un vero intenditore della pizzetta siciliana sa che deve rispettare le seguenti caratteristiche: innanzitutto deve essere molto morbida, quindi meglio non sostituire lo strutto con altri ingredienti, poi al primo morso si deve percepire tanto pomodoro cremoso, e questo è il motivo per cui si preferisce l’utilizzo del pelato, ed infine al secondo morso deve risaltare il sapore della mozzarella la cui fetta, spessa e ben posizionata al centro, deve affondare nel pomodoro.


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