

La ricetta
Non esiste famiglia italiana che non utilizzi una propria ricetta collaudata per preparare le polpette di carne, secondo piatto semplice ma molto apprezzato da adulti e bambini. Mia mamma cucinava spesso questo piatto sbrigativo e sostanzioso ed io amavo mangiare insieme un mucchio di pane che immergevo nel loro sughetto profumato. Ricordo che durante la loro preparazione tagliava la cipolla piccola piccola, ma talmente piccola che mio padre la prendeva in giro dicendole che sembrava che pittasse (dipingesse), visto il tempo che impiegava per la preparazione di un piatto che, di per sé, era abbastanza veloce. Il pittare era molto ricorrente in mia madre quando doveva preparare qualcosa che prevedeva la necessità di tagliare gli ingredienti in piccolissime parti come ad esempio la cipolla, le patate e le carote con cui poi preparava una calda minestra con la pasta.
Non esiste famiglia italiana che non utilizzi una propria ricetta collaudata per preparare le polpette di carne, secondo piatto semplice ma molto apprezzato da adulti e bambini. Mia mamma cucinava spesso questo piatto sbrigativo e sostanzioso ed io amavo mangiare insieme un mucchio di pane che immergevo nel loro sughetto profumato. Ricordo che durante la loro preparazione tagliava la cipolla piccola piccola, ma talmente piccola che mio padre la prendeva in giro dicendole che sembrava che pittasse (dipingesse), visto il tempo che impiegava per la preparazione di un piatto che, di per sé, era abbastanza veloce. Il pittare era molto ricorrente in mia madre quando doveva preparare qualcosa che prevedeva la necessità di tagliare gli ingredienti in piccolissime parti come ad esempio la cipolla, le patate e le carote con cui poi preparava una calda minestra con la pasta.
Io questo piatto lo preparo tutte le volte che voglio sentirmi a casa, quando ho necessità di ritrovare un senso di appartenenza, quando tutto sembra andare in una direzione diametralmente opposta, quando voglio fare pace con me stesso (impastare e manipolare per me sono catartici) ed anche quando viene a trovarmi il piccolo Alberto, il bimbo di due anni dei mie cugini Erika e Andrea che, non appena si siede a tavola, vuole che gli racconti la storia della polpettina Lia, una favola che ho scritto per lui affinché si convincesse a mangiare. Ed ecco qua il racconto:
In un grazioso paesino non troppo lontano dalla città viveva un bambino di nome Fil che faceva tanti capricci e che non ne voleva sapere dell’ora della pappa. I genitori avevano provato di tutto per convincerlo a mangiare, e per tale ragione gli preparavano le cose più buone del mondo, gli organizzavano giochi e cacce al tesoro e si camuffavano con buffi travestimenti. Lui però aveva deciso che mangiare lo avrebbe distratto dal trascorrere del tempo con i suoi giochi preferiti e così persuaderlo era diventata davvero un’impresa.
Un bel giorno, mentre era nel suo seggiolone intento a giocare con l’orsacchiotto Spring regalatogli dalla nonna, questo piccolo amico dalle orecchie tonde e pelose lo guardò in faccia e gli disse: Tu non hai fame? Il bambino scosse la testa lasciandogli intendere che l’unica cosa che voleva fare era a giocare con lui.
Spring però aveva la pancia che borbottava e non aveva nessuna intenzione di dedicare del tempo ad altra attività che non fosse quella di trovare una soluzione per mettere a tacere quel pancione brontolone.
Fu così che gli venne un’idea, staccò dal collo di Fil il bavaglino su cui erano cuciti due lunghissimi nastri rossi ed annodò uno di essi alla vita e l’altro lo legò al seggiolone. A quel punto fece prima un bel balzo sul tavolo ed infine, con uno slancio degno di un gatto, planò per terra come un surfista. Iniziò così la sua avventura alla ricerca di tanto buon cibo in grado di soddisfare quei suoi grandi appetiti. Però, più camminava, più ciò che vedeva era difficile da raggiungere. Biscotti, patatine, brioscine, cioccolato e tanto altro ancora si trovavano su degli scaffali troppo alti per essere afferrati da un piccolo peluche come lui.
Ad un certo punto sentì un profumo che proveniva dal frigorifero lasciato aperto per sbaglio da Manu, la mamma di Fil, che nel frattempo era intenta a fare le faccende domestiche nella stanza accanto. Intravide una sagoma tutta bianca che andava avanti e indietro dal ripiano centrale di quell’elettrodomestico, come se stesse aspettando qualcuno. Chi sei, gli urlò Spring! Sono Maggio, rispose una voce lontana, il formaggio di passaggio. Di passaggio? E perché, replicò Spring? Semplice, perché rimango da queste parti giusto il tempo di essere grattugiato e poi mangiato, magari con una buona pasta al pomodoro. Il problema è che da troppo tempo sono rinchiuso qui dentro e sembra che nessuno si ricordi più di me. Ecco perché passeggio, nella speranza che il mio profumo possa ricordare a qualcuno che ci sono ancora. Purtroppo, però, solo tu ti sei accorto di me ed essendo così lontani non credo di poterti raggiungere.
Non fece in tempo a rispondere al formaggio che dal cortile Spring udì degli starnazzi indescrivibili. Fece due passi e vide la gallina Brick che litigava con un uovo che non voleva saperne di andarsene lontano da lei. E più Brick lo scansava e più l’uovo le si attaccava addosso. Lasciami respirare, gli urlò lei, sei proprio un uovo duro!!!
Non erano passati neppure alcuni minuti, che si udì una voce provenire da una sacca in stoffa che si trovava sopra al tavolo di fianco al seggiolone. La voce stridula e fastidiosa diceva: Devi spostarti lontano da me, il tuo odore mi infastidisce e mi fa venire il mal di testa! Spring allungò il suo piccolo collo e vide Bread, la fetta di pane, che litigava con Cippy, una vecchia cipolla. Al suono di quelle parole concitate Trita, la carne che si trovava in frigorifero nel ripiano superiore rispetto a Maggio iniziò anche lei a lamentarsi perché dentro quella sua confezione si sentiva soffocare e non respirava. E non era ancora finita lì, perché in cortile anche Prezzy, il prezzemolo canterino, cominciò ad urlare facendo vocalizzi impazziti perché la gallina Brick gli si era accovacciata addosso schiacciandolo come una salsiccia. Che confusione, esclamò Spring, ma vi siete bevuti il cervello?
Ma a quel punto a Spring venne un’idea: perché non riunire tutti insieme quegli ingredienti in modo da non farli più litigare? Fu così che chiese alla gallina Brick di svolazzare su e giù per la cucina e di acciuffare Gratty la grattugia che, una volta depositata vicino a Maggio e Bread, ridusse il primo in una soffice polvere bianca ed il secondo in una dorata sabbiolina profumata. Inoltre, grazie all’aiuto del suo becco, radunò tutti gli altri ingredienti che collocò dentro al secchiello di Olimpia, la sorella di Fil, che durante l’estate lo utilizzava per giocarci in spiaggia con il loro papà Ric. Fu così che Trita, Maggio, Cippy ed anche Prezzy si ritrovarono tutti insieme abbracciati e felici. A causa della sua buffa forma Brick non era riuscita però a prendere l’uovo che inciampando sulla scarpetta di Fil, caduta dal suo piede proprio in quel momento, gli fece fare un volo da maestro facendolo finire proprio lì, dentro il colorato secchiello. Rompendosi rese soffice e morbido quel miscuglio che Spring iniziò ad impastare dopo essersi arrotolato i peli delle braccia. Creò così delle palline graziose e paffute che decise di cuocere nella piccola cucina giocattolo di Olimpia.
Il risultato ottenuto fu qualcosa di celestiale, un profumino veramente invitante si era sprigionato dentro tutta la cucina tanto che l’orso disse: questa la chiamerò Lia, la polpettina più buona che ci sia. Non restava quindi che annodarsi al collo il bavaglino di Fil, afferrare una forchetta e finalmente potere appagare quella sua gran fame. Spring non fece però in tempo a dargli un morso che improvvisamente le sue orecchie si allungarono, le sue braccia divennero grandi e così anche tutto il resto del suo corpo. In un battibaleno era diventato un bell’orsetto adulto, pieno di energie e con un pancino gonfio e pieno. Nel vedere quella scena Fil meravigliato e stupito allungò la sua mano ed afferrò un paio di polpette che in un men che non si dica divorò nella speranza di potere diventare grande anche lui. Quell’avventura gli aveva insegnato che per crescere c’è bisogno non solo dei genitori, ma anche di quel buon cibo che mamma, papà ed anche i nonni ci preparano con tanto amore.
Ad un tratto entrò in cucina la mamma di Fil e vide appoggiato al seggiolone del suo bambino un grande orso di peluche che non aveva mai visto prima di allora. Lo avrà comprato il suo papà, disse tra sé e sé, e senza pensarci troppo iniziò a preparare la pappa per il suo piccolo bambino! Con sua grande meraviglia quella sera Fil non fece alcun capriccio ed anzi mangiò con gran golosità tutto quanto la sua mamma gli aveva preparato. Fu così che credendo che il merito fosse di quel suo nuovo amico peloso, decise che da allora in avanti l’orso gli avrebbe fatto compagnia durante l’ora della pappa. Non seppe mai del gran segreto che legava quei due piccoli amici complici e del miracolo reso possibile grazie a Spring ed alla sua grande bravura in cucina.
Difficoltà
Facile
Dosi Per
6 Persone
Preparazione
30 Minuti
Cottura
15 Minuti
Lista ingredienti
600 gr. di carne trita di vitello
45 gr. di parmigiano grattuggiato
30 gr. di pan grattato
20 gr. di cipolla per l’impasto
1 cipolla grande per il soffritto
2 Uova
4 foglie di alloro
Sale q.b.
Prezzemolo q.b.
Olio extravergine d’oliva
Procedimento
1
In una ciotola mettiamo la carne trita, le uova, il sale, il formaggio, la cipolla tagliata piccolissima, il pangrattato, il prezzemolo ed impastiamo energicamente. Prendiamo un po’ di impasto, schiacciamolo con le mani e poi formiamo delle palline che metteremo da parte.


2
Tagliamo la grossa cipolla a piccoli cubetti e facciamo un soffritto con dell’olio extravergine d’oliva. Quando la cipolla sarà appassita, aggiungiamo le polpette, aggiustiamo di sale, aggiungiamo dell’acqua fino a coprirle, inserire le foglie di alloro, e copriamo con un coperchio accendendo il fuoco a fiamma moderata. Giriamo di tanto in tanto affinché si cuociano in maniera uniforme. Trascorsi circa 10 minuti spieghiamo il foco e serviamole ancora calde




Utile da sapere!

Ecco le varianti per tanto gusto ancora:
Dopo avere messo le polpette di carne in umido nei piatti, lasciamo il loro sughetto nel tegame, aggiungiamo mezzo cucchino di farina, poniamo sul fuoco e mescoliamo per creare una cremina che aggiungeremo alla nostra preparazione;
Arricchiamo la nostra ricetta aggiungendo delle patate tagliate a cubetti. In questo caso occorrerà mettere un po’ di acqua in più all’interno del tegame rispetto a quella prevista nella ricetta;
Per delle polpette di carne al forno, dopo avere fatto le palline passiamole nell’olio e inforniamole in forno ventilato preriscaldato a 180° per circa 15/20 minuti. In questo caso è consigliabile schiacciare le polpettine in modo da agevolare la cottura.
E se rimangono delle polpette in umido, che si fa?
Basta metterle in frigorifero e l’indomani aggiungere un po’ di acqua nel tegame, dell’olio e riscaldarle a fiamma bassa. Ritorneranno buone e soffici come appena fatte.