La ricetta

Oggi prepariamo insieme i peperoni ripieni siciliani secondo la ricetta di mia mamma Ina. Questa ricetta prevede un ricco ripieno a base di ritagli di salumi e di formaggi, pangrattato tostato, caciocavallo grattugiato e salsa di pomodoro. Esistono diversi modi per cucinare il piatto, alcuni dei quali molto simili tra loro, che si differenziano per piccoli dettagli. Infatti come spesso accade coesistono tante varianti che alimentano il patrimonio culinario di ogni famiglia. Spero che questa versione possa piacere anche a voi e che vi faccia venire la voglia di mettervi subito ai fornelli.

Essendo la Cucina di Tricchi Trocchi un blog di racconti e di ricette, prima di vedere come si preparano i peperoni ripieni siciliani vorrei raccontarti una storia – in questo caso clicca sul tasto “continua a leggere” per saperne di più – se invece vuoi passare subito alla loro preparazione, scorri più in basso per andare direttamente alla lista degli ingredienti.

Quando arrivava il momento di preparare i peperoni ripieni siciliani ero felice come una Pasqua! Chissà poi perché si utilizzi questa espressione per indicare un generale senso di contentezza! Il concetto era proprio quello, avvertire un misto di gioia ed appagamento per ciò che di lì a poco mi sarei apprestato a mangiare. Si può provare un simile sentimento per una pietanza? Beh direi di sì, ed io il mio benessere lo raggiungevo oltre che con i peperoni ripieni siciliani, anche con i sofficini al formaggio e la carne compressa, quella la cui lattina veniva aperta grazie alla presenza della sua chiavetta e che una volta tirata fuori dalla confezione veniva tagliata a fette, passata nell’uovo, nel pangrattato e infine fritta.

Non nego di essere stato un bambino un po’ rotondetto, anche se a questa cosa io non davo mai peso. Se ero felice mangiavo e se ero triste mi consolavo con il cibo! Insomma, non avevo scampo, mangiavo sempre! Non era infrequente che durante le estati trascorse a casa degli zii facessi razzia di merendine e dolcetti chiudendomi in bagno per mangiarle indisturbato. Non so se loro se ne fossero mai accorti o se abbiano mai sospettato di me, so per certo che queste mie gesta mi rendevano felice permettendo di dare sfogo alla mia golosità. L’unico problema era quello di disfarmi di involucri e incarti. Poterlo replicare a casa era impossibile considerando che conoscendomi i miei genitori mettevano sotto chiave i “cosi ruci” (le cose dolci) per non farmele mangiare.

Negli anni ottanta era in voga acquistare nelle salumerie siciliane il pezzame, ovvero ritagli di salumi e di formaggi per lo più derivanti da scarti di vendita o fondi di prodotto. Pe la serie non si butta via niente venivano prima conservati sotto vuoto e poi rimessi in commercio praticando un vantaggioso ribasso rispetto al prezzo iniziale. Il loro utilizzo era abbastanza vario anche se la principale missione era contribuire a rendere più buono qualsiasi ripieno. Io da goloso lo mangiavo sia cotto con altre pietanze che subito dopo averlo comprato.

Il momento della preparazione dei peperoni siciliani al forno era per me un rito: con la pazienza che la contraddiceva mia mamma distribuiva in maniera precisa, come fosse un dipinto, i giornali con cui tappezzava il tavolo della cucina e su cui svuotava i peperoni. Poi con tanta perizia iniziava a tagliare il pezzame cercando di ottenere dei pezzi che risultassero uguali e della stessa grandezza. Ciò non tanto perché la cottura potesse risultare più uniforme, quanto per distribuirne equamente le quantità. In realtà le porzioni eque non lo erano mai considerando che lei prendeva per sé quelle più piccole. Se qualcuno le faceva notare la cosa rispondeva che non aveva fame essendosi saziata con gli odori delle preparazioni. Sapevamo però tutti che così non era!

Durante le operazioni io la guardavo incantato non solo perché quella era una delle mie ricette preferite, ma anche perché cercavo di stampare nella mente ogni passaggio per poterla un giorno replicare. Il profumo che si sprigionava in cucina durante la cottura ci ricordava che era arrivata l’estate. Erano inoltre questi i momenti in cui iniziava a nascere in me l’amore per la cucina che mi spingeva a trascorrere le ore a guardare mia madre e mio padre intenti nelle loro preparazioni.

Fu così che un giorno, mentre ero concentrato ad osservare mia mamma che replicava la ricetta, suonarono alla porta. Era Annamaria, la nostra vicina di casa, che con voce tra il serio e l’agitato le disse:
– Ina, bedda matri, puoi venire per favore a me casa (a casa mia) che ho dimenticato di comprare la carne per la cena di stasera? Devono venire mio fratello con i nipoti. Se perdo ancora tempo il sig. Cottone chiude il negozio perché oggi ha l’inventario. I miei sono stati fuori città perché s’accattaru u villino (hanno comprato il villino) e hanno saltato il pranzo. T’ummaggini se vengono e non trovano niente da mangiare? Chi mala fiura (che brutta figura)!!! In forno ho la torta e mi scantu (ho paura) che si bruci. Puoi pensarci tu?

Mia mamma, santa donna che non ha mai negato l’aiuto a nessuno, acconsentì nonostante anche lei stesse cucinando. Io con la scusa dei cartoni animati rimasi a casa. Passò mezz’ora, poi un’altra ancora e anche di più ma di Annamaria nessuna notizia. Ogni tanto mia madre suonava alla porta per accertarsi che tutto andasse bene e poi rientrava a casa dai vicini. A quel tempo non esistevano i cellulari e non si era aggiornati in tempo reale su quanto stesse accadendo. Ad un certo punto nella casa di fianco suonò il citofono e il portiere (il portinaio per gli amici del nord) annunciò l’arrivo del fratello. Mia madre entrò in allarme dovendo giustificare l’assenza della sua amica.

Dopo circa un’ora e mezza si sentirono due mandate alla serratura della porta e Annamaria fece capolino in casa. Annamaria, disse subito mia madre con voce concitata, cos’è è successo? Siamo tutti preoccupati! Non dovevi andare solamente sotto casa a comprare la carne? A quel punto la vicina scoppiò a ridere e le disse: sì è vero, ma il sig. Cottone era già chiuso e ho preso l’autobus per andare dal “carnezziere” in fondo al viale. Una volta salita ho incontrato una signora della parrocchia e ci siamo messe a parlare. Non mi sono accorta che quello non era l’autobus ma “la corriera” diretta ad Isola delle Femmine (località distante circa 14 km rispetto alla nostra casa di Palermo). Ho cercato di convincere l’autista a farmi scendere ma eravamo già in autostrada. Così sono arrivata a destinazione e ho dovuto aspettare quella di ritorno. Ma non potevi telefonare, replicò mia madre? Non avevo gettoni, rispose lei…

A quel punto, dopo avere ascoltato i dettagli di quanto accaduto, mia madre tornò a casa con la convinzione di dovere ancora preparare i peperoni al forno siciliani, dispiaciuta per la cena saltata dei nostri vicini. Una volta rientrata, si accorse però che eravamo già tutti a tavola e che grazie alle informazioni che avevo immagazzinato in precedenza i peperoni ripieni siciliani erano già fumanti nei nostri piatti. Erano buoni e tutti furono contenti… un po’ meno per la quantità di pezzame contenuta nel ripieno che durante la preparazione avevo mangiato!

Difficoltà

Facile

Dosi Per

6 Persone

Preparazione

1 Ora

Cottura

30 minuti

Questa ricetta non ha indicati i quantitativi in quanto il ripieno viene fatto ad occhio in base alla grandezza dei peperoni. Occorrerà pertanto creare un condimento armonioso cercando di inserire gli ingredienti in quantità equilibrata.

Lista ingredienti

6 peperoni rossi e gialli

Pangrattato

Cipolla

Prosciutto a pezzi

Mortadella a pezzi

Salame a pezzi

Formaggi vari a pezzi

Caciocavallo grattugiato

Salsa di pomodoro

Sale

Zucchero

Prezzemolo

Olio Extravergine d’oliva

Procedimento

1

Per prima cosa versiamo il pan grattato dentro ad una padella, aggiungiamo dell’olio a filo, un po’ di sale e facciamolo tostare. Dovrà risultare ben dorato. Nel frattempo tagliamo le cipolle a cubetti, facciamole rosolare con dell’olio e successivamente aggiungiamo la salsa di pomodoro. Aggiustiamo di sale e zucchero e facciamo cuocere. Aspettiamo che gli ingredienti si raffreddino.

2

Tagliamo i salumi e i formaggi (io ho utilizzato belpaese, fontina e provolone piccante) in pezzi e mettiamoli dentro ad una ciotola in cui avremo precedentemente distribuito il pan grattato. Aggiungiamo un po’ di salsa fino a raggiungere una consistenza morbida ma non troppo umida, del caciocavallo grattugiato o del formaggio saporito come ad esempio del pecorino e aggiustiamo di sale. Amalgamiamo per bene gli ingredienti.

3

Con un coltello appuntito incidiamo lungo il perimetro il picciolo dei peperoni, eliminiamo i semi e i filamenti interni, laviamoli dentro e fuori e dopo avere eliminato l’acqua asciughiamoli per bene all’esterno.

4

Inseriamo dentro ai nostri peperoni prima un po’ di sale e dopo il condimento facendo pressione per distribuirlo in maniera uniforme. Riscaldiamo un giro d’olio in una padella e rosoliamoci i peperoni su tutti i lati. Successivamente poniamoli dentro ad una teglia e inforniamoli in forno caldo ventilato a 180° per circa 30 minuti circa. Cospargiamo del prezzemolo, facciamoli intiepidire e serviamoli. Potremo impiattarli interi oppure dopo avere tagliato la calotta superiore.

Utile da sapere!

I peperoni al forno siciliani saranno più buoni se preparati con qualche ora d’anticipo o addirittura il giorno prima. Soffriggere il peperone garantirà una cottura più uniforme oltre a renderlo più tenero. In alternativa, piuttosto che soffriggerli, dopo averli disposti su una teglia potremo irrorarli con abbondante olio e infornarli in forno statico a 180° per circa 45 minuti.


Commenti (2)
    1. Sono davvero buonissimi… Sarà perché mi ricordano l’infanzia, sarà per il profumo che sprigionano i peperoni durante la cottura, ma ti assicuro che questa ricetta è proprio squisita

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