La ricetta

Le cassatine siciliane sono la versione mignon della famosa cassata siciliana, regina indiscussa della pasticceria dell’isola. Rispetto a quest’ultima, però, ha una maggiore semplicità di preparazione.

L’unica accortezza che dovremo avere per la loro realizzazione sarà quella di dotarci di appositi stampini acquistabili nei negozi specializzati in articoli per pasticceria. In alternativa sarà possibile utilizzare la confezione in plastica di una ricottina oppure delle formine in alluminio usa e getta.

Le cassatine siciliane saranno sicuramente una gradita idea regalo per il giorno di Pasqua oltre che per qualunque altra occasione da festeggiare.

Essendo la Cucina di Tricchi Trocchi un blog di racconti e di ricette, prima di vedere come si preparano le cassatine siciliane vorrei raccontarti una storia – in questo caso clicca sul tasto “continua a leggere” per saperne di più – se invece vuoi passare direttamente alla loro preparazione, scorri più in basso per andare alla lista degli ingredienti.

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Chi mi conosce lo sa, amo la cucina così come amo i ricordi che si mescolano alle ricette che trascrivo nel blog. Alcune storie parlano di me, del mio mondo e della mia famiglia, altre della Sicilia ed altre ancora del mondo variegato che spesso osservo con occhi divertiti.

Era da un po’ che volevo pubblicare il procedimento delle cassatine siciliane, oltre che per il gusto di farlo, anche per raccontare la storia che mi lega a questo ricordo. E’ un racconto che parla di sentimenti ed emozioni che risalgono ad un inverno di parecchio tempo fa.

Era il mese di dicembre, esattamente l’otto dicembre di oltre vent’anni fa, ed ero di ritorno in caserma. Era tardi, pioveva a dirotto ed io mi ero intrattenuto a casa perché avevamo festeggiato il compleanno di mia madre. Per evitare che mi bagnassi mio padre mi aveva donato il suo ombrello. Dovevo arrivare in tempo per il contrappello e poi andare a dormire di filato perché alle quattro del mattino la sveglia avrebbe suonato come sempre. Lavarsi il viso, i denti, vestirsi di corsa, indossare il giubbotto antiproiettili, andare in armeria per prendere l’arma e poi salire sul mezzo che ci avrebbe condotto all’obiettivo. Era questa la nostra quotidianità. A quel tempo facevo le guardie armate.

Una volta arrivata la sera, visto che per la stanchezza spesso non riuscivo a dormire, non era infrequente che indossassi il mio walkman che una volta sintonizzato sulla musica classica mi faceva addormentare all’istante!

Quella sera era davvero tardi, e preoccupato di non arrivare in tempo, oltre che di subire i rimproveri del maresciallo, schiacciai il pedale dell’acceleratore della mia Panda bianca regalatami dai miei genitori per il diploma di maturità. Ad un certo punto vidi un anziano signore, immobile sul ciglio della strada. Mancava qualche metro all’arrivo in caserma. Guardai l’orologio, erano le 21,30 e i cancelli si sarebbero chiusi di lì a poco.

Non sapevo se tirare giù il finestrino per chiedergli se avesse bisogno di qualcosa oppure andare diritto per la mia strada. Senza pensare troppo alle conseguenze prevalse il mio senso civico e così accostai la macchina.

Ha bisogno d’aiuto? Esclamai ad alta voce. Ma non feci in tempo a concludere la frase che mi bloccai. Vidi un uomo sulla sessantina, con pochi capelli bianchi e gli occhi lucidi e umidi. Visto che stava piovendo sarebbe potuto essere l’effetto della bufera, mi domandai.

Nonostante cercassi di parlargli, l’uomo rimase immobile. Provai a rivolgergli nuovamente la parola ma vista la sua staticità misi le quattro frecce e scesi dalla macchina. Stai facendo una mossa azzardata, ripetei a me stesso un paio di volte. E se fosse un pazzo? Quando lo ebbi a qualche centimetro di distanza i suoi occhi azzurro mare incontrarono il mio sguardo e prima che potessi formulargli la domanda scoppiò a piangere.

D’istinto aprii la portiera, presi l’ombrello e anche se quell’uomo era ormai tutto bagnato cercai di proteggerlo ugualmente. Lo strattonai verso il marciapiede, lui si fermò di getto e poi aggiunse: ho fame! Così parcheggiai la macchina e lo condussi sotto braccio nella vicina rosticceria distante pochi passi da noi. Una volta entrati, e prima che ordinasse da mangiare, iniziò il suo racconto.

Francesco era un uomo solo, troppo solo. Aveva perso la moglie parecchi anni prima e i suoi figli non li vedeva da tempo. Entrambi si erano dimenticati di quel vecchio padre. Lui era stato l’aiuto cuoco in un noto ristorante di Palermo e lì aveva conosciuto Rosalia, sua moglie. Lei, pasticcera, si era subito innamorata dei suoi grandi occhi azzurri e della sua grande bontà. Mi raccontò dei sacrifici per mandare avanti la famiglia e della sintonia che li legava. La cucina aveva caratterizzato la loro vita insieme e conosceva a memoria gli ingredienti di ogni suo piatto ma ancor di più quelli di Rosalia, visto che ogni giorno, al ritorno a piedi da lavoro, gli raccontava ciò che aveva preparato. Vedi Francesco, gli diceva Rosalia, non importa quanto tu abbia mangiato, c’è sempre spazio per il dolce.

Era ormai tardi ed io dovevo rientrare. Mi abbracciò per quel gesto inaspettato e mi chiese come si sarebbe potuto sdebitare. Dammi qualche ricetta, gli risposi. Da quale vogliamo cominciare? Dalle cassatine siciliane ad esempio, replicai io. E così, mentre mi accompagnava all’ingresso della caserma e con un ritrovato sorriso per quella serata, iniziò ad elencarmi gli ingredienti che Rosalia gli recitava sempre. Trascorremmo altre serate insieme e capitava spesso che io gli portassi qualcosa da mangiare o che gli offrissi la cena.
Decisi però che meritava una seconda possibilità, e dopo avere parlato con il proprietario della rosticceria, Francesco fu assunto come cameriere.

Trascorso qualche anno, andando in direzione Monreale, mi fermai in caserma per salutare gli amici. Andammo a cenare in un ristorante che si trovava lì vicino e a fine pasto, pur non avendo ordinato il dolce, il cameriere mi portò un piattino su cui era adagiata una cassatina siciliana. Istintivamente gli dissi che era uno sbaglio, ma lui sorridendo mi disse, no, è per lei, nessuno sbaglio! Fu così che si avvicinò un uomo con le lacrime agli occhi e con immensa sorpresa vidi che si trattava di Francesco.

Scoprii che grazie alla sua bravura era riuscito a diventare un cuoco riappropriandosi così della propria vita. Francesco, ma possibile che piangi sempre? Sì, ma questa volta di gioia, rispose lui!

Difficoltà

Media

Dosi Per

12 persone

Preparazione

2 Ore

Cottura

6 Minuti

Lista ingredienti per la crema di ricotta

700 gr. di ricotta di pecora

220 gr. circa di zucchero semolato

Gocce di cioccolato fondente q.b.

Lista ingredienti per il pan di spagna

60 gr. di farina 00

60 gr. di zucchero

2 uova medie

Una bustina di vanillina

Un pizzico di sale

Lista ingredienti per la pasta di mandorle verde

250 gr. di farina di mandorle

250 di zucchero a velo

25 gr. di glucosio liquido (o miele)

Una fialetta di aroma di mandorla amara

Una bustina di vanillina

colorante alimentare in polvere

35 gr. di acqua

Lista ingredienti per lo zucchero fondente

200 gr. di zucchero semolato

30 gr. di glucosio liquido

60 gr. di acqua

Lista ingredienti per la ghiaccia reale (alternativa al precedente)

800 gr. di zucchero a velo

Sei cucchiaini di acqua

Utensili richiesti

N. 12 strisce di arancia candita

N. 12 strisce di ciliegie candite

Uno stampo per cassatina

Procedimento per la crema di ricotta

1

Il giorno precedente mettiamo a scolare la ricotta dentro ad uno scolapasta schiacciamola preventivamente con una forchetta in modo da aiutare la fuoriuscita del siero. Copriamola con della pellicola trasparente e riponiamola in frigorifero. L’indomani prepariamo la crema di ricotta. Aggiungiamo lo zucchero, mescoliamolo e poi passiamola per due/tre volte su un setaccio a maglie strette. Per fare questa operazione ci aiuteremo con una spatola morbida. Una volta coperta riponiamo la crema di ricotta in frigorifero in attesa del suo utilizzo  avendo cura di aggiungere le gocce di cioccolato solo prima del suo utilizzo. Il numero di volte in cui la passeremo nel setaccio sarà proporzionale alla cremosità della stessa.

Procedimento per il pan di spagna

2

Il giorno seguente prepariamo il pan di spagna. In una ciotola versiamo le uova, lo zucchero e montiamoli a velocità sostenuta con delle fruste oppure una planetaria fino a quando non avremo ottenuto un composto spumoso. Aggiungiamo la farina setacciata, la vanillina, un pizzico di sale e mescoliamo delicatamente dall’alto verso il basso per non smontare il composto. Ricopriamo una teglia con della carta forno, livelliamo il composto con una spatola e cuociamo a circa 180° in forno caldo statico per circa 6/10 minuti. Non appena leggermente dorato tiriamolo fuori immediatamente per evitare che si biscotti.

Procedimento per la pasta di mandorle verde

3

In una ciotola inseriamo la farina di mandorle, lo zucchero a velo, l’aroma di mandorla amara, la vanillina, il glucosio (in assenza utilizziamo del miele) l’acqua in cui avremo sciolto il colorante alimentare verde pistacchio ed impastiamo con le mani. Non dovremo manipolare troppo l’impasto per evitare che fuoriesca l’olio di mandorle dalla farina. Una volta pronta diamole una forma allungata e avvolgiamola nella pellicola trasparente fino all’utilizzo. In alternativa potremo acquistare il panetto di pasta di mandorle già pronta.

Procedimento dello zucchero fondente

4

Adesso prepariamo lo zucchero fondente seguendo la ricetta presente allo step N. 4 della cassata siciliana (clicca qua). Essendo la preparazione molto lunga e laboriosa, nonché lo zucchero fondente difficile da stendere, in alternativa potremo utilizzare la ghiaccia reale. Mescoliamo 80 gr. di zucchero a velo con 6 cucchiaini di acqua, mescoliamo energicamente fino a quando non avremo ottenuto un composto bianco e fluido.

Assembliamo le cassatine siciliane

5

Su un piano spolveriamo un po’ di zucchero a velo, poggiamoci sopra il panetto di pasta di mandorle e con l’aiuto di un mattarello stendiamola ad uno spessore di circa 3 mm., poi con un coppapasta ricaviamo un disco che abbia una circonferenza più grande dello stampo e adagiamoci all’interno la pasta dopo averla spolverata con dello zucchero a velo per non farla attaccare. Facciamola aderire alle pareti e alla base con un po’ di pressione ed eliminiamo con un coltello gli eventuali eccessi. Con un coppapasta rotondo che sia poco più piccolo della base dello stampo facciamo un po’ di pressione ed eliminiamo la pasta di mandorle che sostituiremo con un dischetto di pan di spagna della stessa misura. Adesso inseriamo la ricotta a cui avremo aggiunto le gocce di cioccolato e chiudiamo con un disco di pan di spagna.

6

Facciamo un po’ di pressione in modo da fare aderire il pan di spagna alla ricotta, ribaltiamo la cassatina siciliana e, dopo avere dato qualche colpetto, sfiliamo lo stampo. Se necessario con un pennellino eliminiamo l’eccesso di zucchero a velo. Qualora occorresse, per tirarla fuori utilizziamo la punta di un coltello. In alternativa copriamo lo stampo con della pellicola trasparente. Adesso aiutandoci con una spatola spalmiamo lo zucchero sulla superficie e guarniamo con una striscia di arancia candita ed una ciliegia candita. Mettiamo le nostre cassatine siciliane a riposare in frigorifero per qualche ora prima di servirle.

Utile da sapere!

Qualora non avessimo a disposizione gli appositi stampini delle cassatine siciliane potremo utilizzare la confezione di una ricottina oppure quelli usa e getta in alluminio. In questo caso è consigliabile utilizzare sempre della pellicola trasparente da adagiare all’interno dello stampo per agevolarne l’uscita.


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